LA VITA DAVANTI A SÉ
La Vita Davanti a Sé
dal romanzo La Vie Devant Soi (1975)
di Romain Gary (Emile Ajar)
di Romain Gary (Emile Ajar)
Regia e riduzione Silvio Orlando
Direzione musicale Simone Campa
Musiche curate da Simone Campa
Scene Roberto Crea
Disegno luci Valerio Peroni
Produzione Cardellino srl
con
Silvio Orlando
e
Roby Avena fisarmonica
Simone Campa chitarra battente, tamburi etnici, glockenspiel,
rullante, kalimba, klangschalen, effetti sonori
Gianni Denitto sax contralto, clarinetto
Cheikh Fall kora, voce e djembe
Direzione musicale Simone Campa
Musiche curate da Simone Campa
Scene Roberto Crea
Disegno luci Valerio Peroni
Produzione Cardellino srl
con
Silvio Orlando
e
Roby Avena fisarmonica
Simone Campa chitarra battente, tamburi etnici, glockenspiel,
rullante, kalimba, klangschalen, effetti sonori
Gianni Denitto sax contralto, clarinetto
Cheikh Fall kora, voce e djembe
Momò, dieci anni e molta vita davanti, vive a pensione da Madame Rosa, ex prostituta ebrea «con più chiappe e seni di chiunque altro» che ora sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Intorno a lui la variopinta, vitalissima e a volte disperata sarabanda del quartiere di Belleville, tra spazzini mangiafuoco e transessuali campioni di boxe, ruffiani cardiopatici e traslocatori di anziani moribondi, esorcismi tribali, vite che vanno alla rovescia e un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.
Silvio Orlando
Attore tra i più apprezzati da pubblico e critica, ha lavorato con registi come Pupi Avati, Nanni Moretti, Carlo Virzì, Carlo Mazzacurati, Gabriele Salvatores e ricevuto numerosi premi, tra cui due David di Donatello e due Nastri d’Argento. Recentemente ha interpretato il cardinale Voiello, machiavellico antagonista di Jude Law nella serie tv The Young Pope diretta da Paolo Sorrentino.
La colonna sonora di Simone Campa
Partendo dall’ambientazione di una Parigi romantica e retrò del romanzo, e unendola all’atmosfera multietnica del quartiere di Belleville, Simone Campa crea una colonna sonora ricca e suggestiva che richiama perfettamente sensazioni, sentimenti e situazioni che Momò, il giovane protagonista, vive e racconta. Insieme al suo Belleville Quartet, un ensemble multietnico con musicisti da Senegal, Marocco, Francia e Italia, lo spettatore viene di volta in volta accompagnato in scene musicali di terre lontane e riti voodoo, con percussioni e voci africane; passeggiate sotto la Tour Eiffel, con valzer e chansonnes francesi; echi di medioriente con musiche e ritmi arabi. Irrefrenabili ed entusiasmanti i momenti di malinconica gioiosità della musica yiddish e klezmer, tipica degli ebrei dell’Europa orientale. Molto suggestivi inoltre i commenti sonori e le didascalie rumoristiche, tra cui musiche di circo e di carillon sospesi nel tempo, effetti sonori per la sala di doppiaggio di un vecchio cinematografo.
La Stampa, 22 settembre 2017
una recensione di Osvaldo Guerrieri
una recensione di Osvaldo Guerrieri
Se poi aggiungiamo i suoni e le musiche di Simone Campa e del suo travolgente Belleville Quartet, la suggestione è completa, con definitivo gradimento del pubblico che ieri sera gremiva il Carignano
Se poi aggiungiamo i suoni e le musiche di Simone Campa e del suo travolgente Belleville Quartet, la suggestione è completa, con definitivo gradimento del pubblico che ieri sera gremiva il Carignano
Il bello di Silvio Orlando è che resta Silvio Orlando qualunque cosa faccia. A volte è un vantaggio. Prendiamo la sua partecipazione a Torino Spiritualità con il romanzo “La vita davanti a sé” di Romain Gary. Dovremmo essere a Parigi nel dopoguerra, dovremmo trovarci nel quartiere di Belleville, e cioè in una periferia piena di razze, colori, lingue, religioni, ma con Orlando, con il suo modo di essere e di recitare, questa Parigi arcobaleno diventa Mediterraneo, suk, Napoli.
Certo il romanzo è straordinariamente bello. E questo aiuta. Gary è uno scrittore di alta levatura. Non a caso l’editore Neri Pozza ne sta pubblicando l’intera produzione o quasi. Quando scrisse “La vita davanti a sé” in Francia era dato per finito. Ma lui sorprese tutti vincendo per la seconda volta il Goncourt. Fu un caso unico nella storia. Per statuto non si può vincere quel premio due volte. Ma, all’insaputa di tutti, persino del proprio editore, Gary vi partecipò con lo pseudonimo di Emile Ajar. La verità fu scoperta dopo la morte per suicidio avvenuta ne 1980: un colpo di pistola al cuore sulla vestaglia rossa affinché non si vedesse il sangue. Protagonista di “La vita davanti a sé” è Momo, un bambino di dieci anni allevato e cresciuto da Madame Rosa, una ex prostituta ebrea di novanta chili e con pochissimi capelli in testa che, in cambio di un mensile che non sempre arriva, fa da mamma a una decina di bambini figli anch’essi di prostitute. Per la legge francese alle prostitute era vietato crescere figli, ecco il motivo di quel singolare, vociante, litigioso, piscioso ospizio infantile, una famiglia in cui si mescolano cristiani, ebrei, musulmani. Madame Rosa è malatissima.

Conserva sotto il letto una fotografia di Hitler e nei momenti in cui è particolarmente giù di corda le basta darle un’occhiata per ricordarsi a che cosa è scampata e per sentirsi allegra. Accanto a lei Momo scopre il mondo che gli sta intorno e che sembra privo di padri, poiché, per definizione, i figli delle prostitute non hanno un padre. In questo universo femminile fanno eccezione il signor Hamil, un vecchio venditore di tappeti musulmano che insegna a Momo tutto quello che sa, e quello strano ibrido di Madame Lola, un senegalese che adesso è un trans e prima era stato un campione di boxe. E’ in questo circo di razze e di lingue che Momo scopre l’amore: l’unico sentimento che giustifica il vivere. Il racconto è lieve, poetico, realistico e ha punte di soave umorismo; ritrae i personaggi con mano altrettanto lieve e felice e Silvio Orlando sembra nuotarvi come dentro un mare felice. Tecnicamente il suo è un reading: e cioè leggio, fogli, lettura e via andare. In realtà non è così. Fin dalle prime battute, malgrado il leggio, le sedie, i fogli, le bottigliette d’acqua sparse sul pavimento, Orlando fa capire che quel personaggio e quelle parole gli si sono impigliati dentro, si sono fusi con lui, e perciò li vive, gli dà corpo e anima, vi distilla umorismo e dolcezza. E non c’è niente di male se sullo sfondo e nelle sfumature ti fa balenare Napoli. Del resto lo sanno tutti che Napoli è il mondo e il mondo è Napoli.

LA VITA DAVANTI A SÉ
Neri Pozza Editori
Neri Pozza Editori
Il pomeriggio del 3 dicembre del 1980, Romain Gary si recò da Charvet, in place Vendôme a Parigi, e acquistò una vestaglia di seta rossa. Aveva deciso di ammazzarsi con un colpo di pistola alla testa e, per delicatezza verso il prossimo, aveva pensato di indossare una vestaglia di quel colore perché il sangue non si notasse troppo.
Nella sua casa di rue du Bac sistemò tutto con cura, gli oggetti personali, la pistola, la vestaglia. Poi prese un biglietto e vi scrisse: «Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove». L’anno prima Jean Seberg, la sua ex moglie, l’attrice americana, l’adolescente triste di Bonjour tristesse, era stata trovata nuda, sbronza e morta dentro una macchina. Aveva 40 anni. Si erano sposati nel 1962, 24 anni lei, il doppio lui.
Il colpo di pistola con cui Romain Gary si uccise la notte del 3 dicembre 1980 fece scalpore nella società letteraria parigina, ma non giunse completamente inaspettato. Eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, cineasta, tombeur de
femmes , vincitore di un Goncourt, Gary era considerato un sopravvissuto, un romanziere a fine corsa, senza più nulla da dire. Pochi mesi dopo la sua morte, il colpo di scena. Con la pubblicazione postuma di Vie et mort d’Emile Ajar, si seppe che Emile Ajar, il romanziere più promettente degli anni Settanta, il vincitore, cinque anni prima, del Goncourt con La vita davanti a sé, l’inventore di un gergo da banlieu e da emigrazione, il cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi, altri non era che Romain Gary. A trent’anni di distanza dalla sua prima edizione, la Biblioteca Neri Pozza pubblica questo capolavoro della letteratura francese contemporanea. «Venti anni prima di Pennac e degli scrittori dell’immigrazione araba, ecco la storia di Momo, ragazzino arabo nella banlieu di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa» (Stenio Solinas).
È la storia di un amore materno in un condominio della periferia francese dove non contano i legami di sangue e le tragedie della storia svaniscono davanti alla vita, al semplice desiderio e alla gioia di vivere. Un romanzo toccato dalla grazia, in cui l’esistenza è vista e raccontata con l’innocenza di un bambino, per il quale le puttane sono «gente che si difende con il proprio culo», e «gli incubi sogni quando invecchiano».
« I romanzi irresistibili sono rari. La vita davanti a sé, il capolavoro di Romain Gary, fa parte di quei libri che sconvolgono l’equilibrio affettivo del lettore.»
Yann Queffélec
«Gary scrive in una lingua chiara, aerea, energica, come in certe pagine di Hemingway…»
Jérôme Garcin, Dictionnaire de la littérature française du 20ème siècle
«Un romanzo toccato dalla grazia.»
Stenio Solinas
«Gary ha incarnato il mito stesso della seduzione.»
Livres Hebdo